Ricostruzione post-sisma: attiva dal 30.03.2017 la procedura per la riparazione e ricostruzione degli interventi privati su abitazioni, siti produttivi e per l’impresa. Il primo passo è dei professionisti incaricati
Dal 30.03.2017 la ‘macchina’ per la ricostruzione privata nei territori danneggiati dagli eventi sismici del 2016 in Centro Italia è attiva: lo ha comunicato la struttura la ricostruzione di Vasco Errani, con un comunicato in cui si avvisa che “le richieste di contributo possono essere compilate dai professionisti abilitati e dotati di strumento per la firma digitale tramite la piattaforma Mude da subito e depositate a partire da domani 30 marzo 2017“.
Importante: la procedura riguarda i danni lievi ad abitazioni e strutture non residenziali e i danni gravi a strutture non residenziali. Pertanto, l’ordinanza che disciplina i danni gravi alle abitazioni (quella più attesa) deve ancora essere emanata (questione di giorni). Inoltre, per i danni lievi, stanno per arrivare alcune modifiche alle ordinanze già emesse, con prossima ordinanza commissariale.
Ricostruzione privata: piattaforma e banche operative
Tutto grava attorno alla piattaforma telematica MUDE, sulla quale già viaggiano tutte le pratiche di edilizia privata nella regione Piemonte e quelle per la ricostruzione in Emilia-Romagna. MUDE mette online tutti i protagonisti della ricostruzione: progettista, istituto di credito, collaudatore, impresa, ufficio per la ricostruzione.
Per quel che riguarda le banche, che devono ‘erogare’ le risorse per la ricostruzione e quindi rivestono ruolo determinante, attualmente sono 11 gli istituti di credito che hanno aderito alla convenzione Cdp-Abi e che hanno di fatto messo a disposizione gli “sportelli” per gestire le richieste di finanziamento. Tra gli 11 istituti di credito finora operativi figurano Intesa e Unicredit, oltre a un primo gruppo di Bcc. In più, troviamo Banca Carige, Monti dei Paschi di Siena, Bnl-Bnp Paribas, Credito Valtellinese e Ubi Banca.
Come funziona la procedura
In primis, l’origine: l’avvio lo da il progettista, che su incarico del proprietario deve scegliere un professionista dall’elenco speciale unico (già 10 mila le iscrizioni). Ci sono due documenti importanti che illustrano nel dettaglio la procedura:
Per iniziare, è necessaria la scheda Aedes sulla valutazione del danno e descrittiva delle condizioni dell’immobile. Se il proprietario dispone solo della scheda Fast (semplificata) sarà il progettista a eseguire la scheda Aedes che dovrà essere da lui asseverata con perizia giurata. Il progettista, quindi, esegue il vero e proprio progetto sulla cui base, con il consenso del proprietario, deve avvenire la gara informale tra almeno tre imprese interpellate. Va in ogni caso generato un codice Cup e Cig (identificativo gara), per consentire i vari monitoraggi previsti, in primis quello Antimafia. Al termine della gara sarà ancora il progettista a sancire l’aggiudicazione, motivando la scelta dell’impresa aggiudicataria.
La palla passerà poi all’Ufficio speciale della ricostruzione competente per territorio, che verifica la congruità dell’offerta e dei costi del progetto (sul quale si applica il prezzario unico interregionale già approvato dal commissario Errani nel dicembre scorso).
Approvato il contributo – eventualmente a seguito di integrazioni richieste al progettista – entra in scena la banca, precedentemente individuata dal proprietario-committente. Si tratta di un rapporto diventa esclusivamente a tre: progettista (ora nel ruolo di direttore dei lavori), banca finanziatrice (che a sua volta attinge ai fondi statali) e impresa affidataria, che viene pagata a Sal (stato di avanzamento lavori) direttamente dalla banca. Qui, nel meccanismo di “credito di imposta”, il committente/proprietario non ha nessun ruolo poiché lo Stato versa alla banca quello che l’’istituto di credito versa all’impresa e al progettista.
Al termine dei lavori, resta il collaudo, che sarà ovviamente eseguito da un professionista diverso dal progettista/direttore dei lavori.
(fonte Ingenio-web.it)
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